Anyway the wind blows...

Un compendio sul Nulla, dal Nulla per molti. A compendium about Nothing, from Nothing, for many.

Thursday, December 29, 2005

Korn - See you on the other side


La recensione che da teenager non avresti mai voluto scrivere perchè avrebbe significato la fine di un momento storico unico, irripetibile. Ed in effetti ho capito che è proprio così. Quasi 10 anni dopo dal primo album, i Korn partoriscono l'ennesima porcheria. A questo punto ho capito che, dal momento che trovo imperdibili solamente i primi 2 album, i Korn non mi piacciono. Comunque "imperdibile" vuol dire molto per me. Fa niente. La recensione è qui.

Sunday, December 25, 2005

AA.VV. - Everything comes & goes

Primo mio post da Roma. Vigilia tranquilla in cui mi sono presentato a casa di gente vestito da Babbo Natale. Oggi la passerò in assoluta tranquillità indotta da eccessi di cibo e alcolici come si conviene a chi torna a casa anche per mangiare come si deve.
E' online una mia recensione scritta tempo fa. Un bel tributo ai Black Sabbath era ciò cui anelavamo un pò tutti, , soprattutto in questo santissimo giorno. Questa compilation poi è a mio avviso la più completa mai realizzata. Eccola.

Friday, December 23, 2005

A rubbish-free holiday, please.

Facevo caso giorni fa che, da quando abito nel Regno Unito, ho sempre un biglietto aereo in tasca. Vuoi per tornare in Italia, vuoi per andare in America o in Finlandia o anche solo in Irlanda, non credo di aver passato piú di una settimana senza un viaggio fissato sul calendario. Non mi lamento per niente, intendiamoci, e preferisco questa frenesia ad altre di differente natura. Succede e basta. Che me lo meriti o meno.
Stasera parto per Roma e, Londra mia, ci rivediamo tra una decina di giorni. E’ stato un finale d’anno positivamente impetuoso e non mi auguro niente per il prossimo perché, ahimé, dipende solo ed esclusivamente da me.
A Roma spero soltanto di poter mangiare, bere e dormire a sazietá incontrando gente che stimo davvero e non quell’accozzaglia di luoghi comuni ed isterie che ogni tanto mi toccava d’incontrare sulla mia strada.

A rubbish-free holiday, please.

Deadman - Our eternal ghosts

Sebbene portatori di un nome che evoca ben altri lidi musicali, i Deadman sono un duo di quasi-country (o come direbbe il mio americanissimo amico Mark: "americana") del Texas migliore che si possa concepire. Di solito non mi esalto per roba del genere ma stavolta siamo di fronte ad un piccolo gioiello di gaia bellezza musicale. Si tratta di una coppia e questa e' la loro musica. Io non c'entro niente ma la mia recensione sta qua.

Wednesday, December 21, 2005

Hypocrisy - Virus

Altra recensione, altro rimando ad essa ed ennesimo dischetto carino che, comunque, non credo possa entrare nella Storia. La recensione sta qua e io faccio i salti mortali per scrivere senza dover ricorrere agli accenti in quanto non ho Word e sono troppo pigro per aprire Openspace. Purtroppo in questi momenti ti accorgi che non vivi in Italia e te ne chiedi la ragione. La risposta resta comunque troppo lunga. Buona serata.

Tuesday, December 20, 2005

Throwdown - Vendetta

Dischetto inutile, parole a vuoto, riff che s'inseguono senza una ragione e metodiche di arrangiamento appesa a un filo labile e scarno come la voglia che ho io oggi di stare qui a lavorare. Non gliene faccio una colpa ma se non hai nulla da dire non devi per forza fare un disco. Poche chiacchiere: loro l'hanno fatto. E la recensione sta qua. Devo aggiungere una riga altrimenti non riesco a "centrare" bene la foto della copertina qui a sinistra. Ok, provo ora. Ancora no. Allungo il brodo. Ecco fatto.

Thursday, December 15, 2005

New York, New York

Per una volta delego il mio pensiero a qualcosa e qualcuno che non ho scritto e neanche pensato io. Uno dei miei incubi piu' grandi riflesso in uno dei film piu' belli da uno degli attori migliori, espresso in un monologo epocale. Ecco un po' cosa penso dell'America.

(Monty walks into the bathroom. He looks in the mirror. In the bottom corner, someone's written Fuck You!)

Monty: Yeah, fuck you, too.

Monty's Reflection: Fuck me? Fuck you! Fuck you and this whole city and everyone in it.
Fuck the panhandlers, grubbing for money, and smiling at me behind my back.
Fuck squeegee men dirtying up the clean windshield of my car. Get a fucking job!
Fuck the Sikhs and the Pakistanis bombing down the avenues in decrepit cabs, curry steaming out their pores and stinking up my day. Terrorists in fucking training. Slow the fuck down!
Fuck the Chelsea boys with their waxed chests and pumped up biceps. Going down on each other in my parks and on my piers, jingling their dicks on my Channel 35.
Fuck the Korean grocers with their pyramids of overpriced fruit and their tulips and roses wrapped in plastic. Ten years in the country, still no speaky English?
Fuck the Russians in Brighton Beach. Mobster thugs sitting in cafés, sipping tea in little glasses, sugar cubes between their teeth. Wheelin' and dealin' and schemin'. Go back where you fucking came from!
Fuck the black-hatted Chassidim, strolling up and down 47th street in their dirty gabardine with their dandruff. Selling South African apartheid diamonds!
Fuck the Wall Street brokers. Self-styled masters of the universe. Michael Douglas, Gordon Gecko wannabe mother fuckers, figuring out new ways to rob hard working people blind. Send those Enron assholes to jail for fucking life! You think Bush and Cheney didn't know about that shit? Give me a fucking break! Tyco! Imclone! Adelphia! Worldcom!
Fuck the Puerto Ricans. 20 to a car, swelling up the welfare rolls, worst fuckin' parade in the city. And don't even get me started on the Dom-in-i-cans, because they make the Puerto Ricans look good.Fuck the Bensonhurst Italians with their pomaded hair, their nylon warm-up suits, and their St. Anthony medallions. Swinging their, Jason Giambi, Louisville slugger, baseball bats, trying to audition for the Sopranos.
Fuck the Upper East Side wives with their Hermés scarves and their fifty-dollar Balducci artichokes. Overfed faces getting pulled and lifted and stretched, all taut and shiny. You're not fooling anybody, sweetheart!
Fuck the uptown brothers. They never pass the ball, they don't want to play defense, they take fives steps on every lay-up to the hoop. And then they want to turn around and blame everything on the white man. Slavery ended one hundred and thirty seven years ago. Move the fuck on!
Fuck the corrupt cops with their anus violating plungers and their 41 shots, standing behind a blue wall of silence. You betray our trust!
Fuck the priests who put their hands down some innocent child's pants. Fuck the church that protects them, delivering us into evil. And while you're at it, fuck JC! He got off easy! A day on the cross, a weekend in hell, and all the hallelujahs of the legioned angels for eternity! Try seven years in fuckin Otisville, Jay!
Fuck Osama Bin Laden, Alqueda, and backward-ass, cave-dwelling, fundamentalist assholes everywhere. On the names of innocent thousands murdered, I pray you spend the rest of eternity with your seventy-two whores roasting in a jet-fueled fire in hell. You towel headed camel jockeys can kiss my royal, Irish ass!
Fuck Jacob Elinski, whining malcontent.
Fuck Francis Xavier Slaughtery, my best friend, judging me while he stares at my girlfriend's ass.
Fuck Naturel Rivera. I gave her my trust and she stabbed me in the back. Sold me up the river. Fucking bitch.
Fuck my father with his endless grief, standing behind that bar. Sipping on club soda, selling whiskey to firemen and cheering the Bronx Bombers.
Fuck this whole city and everyone in it. From the row houses of Astoria to the penthouses on Park Avenue. From the projects in the Bronx to the lofts in Soho. From the tenements in Alphabet City to the brownstones in Park slope to the split levels in Staten Island. Let an earthquake crumble it. Let the fires rage. Let it burn to fuckin ash then let the waters rise and submerge this whole, rat-infested place.
Monty: No. No, fuck you, Montgomery Brogan. You had it all and then you threw it away, you dumb fuck!
(He takes a breath and tries to rub away the words.)

Geniale, dico io.

Wednesday, December 14, 2005

La borsa della spesa piú grande.

Ok, comprare casa non é mai stato facile ed ora afferro il perché.
La mia ricerca é iniziata ufficialmente questa settimana e giá mi trovo a dover “stringere il cerchio” delle probabili mie future mansioni, a dover decidere che offerta proporre per una, non dimenticando di tenere un occhio sull’altra che, di certo, non aspetta le mie decisioni per affibbiarsi a me o a un altro.
Tutto questo non mi spaventa ed un poco mi diverte. La burocrazia che sta intorno al Mercato immobiliare nel Regno Unito é qualcosa di meccanicamente perverso a partire dai credit scores (un punteggio assegnato alla “storia” del tuo credito in base a: debiti, overdrafts, puntualitá nei pagamenti…) per finire al dazio che si paga al proprietario della terra su cui poggia le sue fondamenta la casa che acquisti.
Giá perche in questo Paese c’e’ un certo retaggio medievale che fa di chi compra una casa un servo della gleba costretto a pagare un affitto al latifondista (o Signore, se preferite).

Una camera, una cucina ma manca del tutto il salotto. La doccia all’ingresso, il resto del bagno accanto alla cucina. Muri che cadono a pezzi ed un ragno che ti dice che lí non c’e’ umido e puo andare tranquillo avanti nel processo di acquisizione. Tutto conta e niente é importante. Un pó come nella vita ma senza l’assillo del mortgage (mutuo, of course) che in realtá ti costringe ad essere affittuario della tua stessa casa edificata su di un terreno che non t’appartiene.
Tutto bene fino al giorno in cui non busserá alla mia porta il “Padrone” e mi chiederá un tributo sotto forma di grano appena raccolto nel mio (suo) giardino.

Monday, December 12, 2005

Ora che ci penso...

C’é una cosa che meriterebbe un post tutto per sé. Ma credo che gli occhi di Arianna starebbero stretti anche qui sopra.

Parole di circostanza

Sarebbe consuetudine portare i pensieri tra le parole di circostanza per raccontare un viaggio all'altro capo del mondo. Sarebbe indicato farlo non appena si torni per dar modo alle mani di creare pensieri visivi tra le pieghe sillabiche.
Prassi vorrebbe che si tornasse entusiasti da un viaggio in America del Nord elencando le copiose discrepanze tra bene e Bene facendo ben caso alla loro locazione in fondo ad un racconto di posti fantastici quanto irreali e distanti.

Gli Stati Uniti non sono un Paese: sono un'idea di Paese, una comunitá basata su meccaniche semplici ma funzionali. La bandiera stessa e' didascalica, pragmatica, quasi naif come le mappe geografiche politiche con colori improbabili.
Eppure anche quel vessillo e' fatto per piacere, per delineare un taglio netto con la concezione di Paese come la si era vista fino al momento della nascita degli Stati Uniti.

Non sta a me dissertare di Storia e dei suoi risvolti estetico-filosofici - ergo diro' che torno da quest'esperienza cosciente del fatto che sebbene una bistecca sia alta 6 centimetri non vuol necessariamente dire che serva qualcosa piu' di una forchetta per tagliarla.
Estendendo lo stesso concetto al resto dello Stato se ne deduce che sebbene un gigante incuta timore e sembri cosi' sicuro di sé, il piú delle volte e' fragile come la sua ombra e se non ti lasci impressionare dagli alti palazzi in cui vive sei a meta' dell'opera vedendolo come egli davvero e': piú piccolo dell'immagine che rischi di vedere.