A blue train
La quiete scivola in gocce scure,
Sul manto lieve di una strada di cittá
Dove l’impeto risale la scia fino a giungere
Nel lembo estremo di solitudine
Quasi a sfiorare l’astro notturno
Tra il veleno e la pioggia
E le radici e le fondamenta
E la rabbia e l’amore.
Vibrazioni basse scuotono l’ombra,
Persa tra il fumo tossico e il dolore della sera.
Il suono pigro ha le labbra umide
Solo attimi prima
E aspetta di fuggire all’unisono con chi lo voglia seguire,
Nessuna meta, nessuna parola ci unisce
Eppure la luce sfugge e pare sempre cosí lontana
Vicino c’é il vociare, l’operoso nulla delle mani che frugano, pagano e scompaiono piene.
E’ facile distinguere il buono dall’amico lí su quel seggio nell’angolo,
Mentre la strada e’ il letto di fiume su cui lasciar scivolare il buio
Ma la stanza ora e’ ferma; freme e guarda, guarda, guarda e non ti trova.
I momenti sono piú lunghi, le dita si muovono nell’ombra, il seggio e’ un ricordo giá dopo un attimo.
Ti alzi, il nemico e’ giá vinto prima di combattere ma non smette e guarda, guarda, guarda e ti scorge.
C’e’ musica ma silenzio. Fermo. Fiato. Umido. Battito. Fumo. Pioggia. L’astro.
Tutto tace ed ha trovato il suo re.
Non morire, John Coltrane
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