Anyway the wind blows...

Un compendio sul Nulla, dal Nulla per molti. A compendium about Nothing, from Nothing, for many.

Wednesday, February 23, 2005

Partire e' anche un po' tornare. O qualcosa di simile.

Continua a nevicare e mi domando se tutto questo ben di dio debba per forza di cose andare sprecato.
Dunque: sto per tornare a Roma e conosco a meraviglia la trafila di sentimenti che mi attanagliera' dal giorno prima della partenza al momento in cui girero' di nuovo la chiave nella toppa della mia casa londinese.
Non mi va mai di partire - poi l'aereo planera' su Roma e comincero' a riconoscere le strade, le case, la vita e non vedro' l'ora di mettere piede per terra; momento in cui mi pentiro' di essere tornato.
Mi manca Londra e la mia vita quando non c'e' e non riesco a non pensarci dopo il secondo giorno di nuovo in famiglia e voci amiche.
Ho semplificato ma e' pressapoco quello che accade.

Da domani avro' una connessione nella mia nuova casa - hai visto mai che serva per scrivere cose piu' interessanti ?

Alex

n.p.
At The Gates - Slaughter Of The Soul

Saturday, February 12, 2005

One step beyond and two back.

"Leaving home ain't easy", diceva qualcuno. Eppure posso dire che neanche "Moving home ain't easy at all". Sembra poco quando devi sbaraccare e portarti dietro qualche manciata di vestiti, mutande, calzini e CD ma prova un po' ad inscatolarli, metterli per bene, trasportarli e riaprirli in un ordine tale da permetterti di completare l'opera in tempo utile per organizzarti per una settimana lavorativa. No, non e' facile e mi auguro di non doverlo fare per un bel po'.
La nuova casa e' (dal mio punto di vista) spettacolare ed altamente rilassante. Mi ci trovo come un pesce nella sua boccia e non riesco a pensare a nessun altro posto (papabile, ovvio) in cui mi troverei a mio agio in questo momento. Ci sono piccole incongruenze e imprecisioni ma non cambiano di molto la mia opinione e la gioia del togliersi le scarpe appena rientrato la sera e sprofondare in un divano invecchiato al punto giusto con contorno di candele e del buon vino rosso.

Oggi suoniamo di nuovo a Birmingham. E' una bella giornata calda e la gente sembra risentirne positivamente. Tutto cio' mi mette ansia.

Ho riscoperto un aspetto "religioso" della mia adolescenza che, chi mi conosceva all'epoca, puo' facilmente ricordare. Lo spunto per ritrovare questo interesse mi e' venuto (molto ingenuamente, lo so) leggendo un libro regalatomi da un simpatico conoscente. Il titolo e': "Lords Of Chaos" e tratta in maniera molto approfondita del fenomeno del Black Metal norvegese.
Mi ha permesso di ricordare cosa mi piaceva di questa dottrina e non riesco a capire come possa averla dimenticata o rimossa. L'individualismo, la coscienza indipendente e le sue mille diramazioni mi hanno sempre affascinato e, sebbene non le abbia mai definitivamente obliate, le avevo accantonate quasi del tutto in favore di "pensieri" non meglio precisati.
Ovviamente sto parlando del Satanismo e di come possa portarti a capire il mondo in maniera libera e veramente cosciente. Non sono interessato all'aspetto coreografico e bislacco della "Dottrina di Satana" ma sento queste teorie come particolarmene vicine al mio Spirito e, da ultimo, tremendamente devote a Dio.
Non mi piace parlarne con gli altri in quanto raramente riescono ad andare oltre la prima impressione (quasi sempre negativa o di biasimo) ma se qualcuno e' veramente interessato puo' nascerne un sano dibattito.
Sembra difficile da capire e ancora piu' arduo da credere ma i miei 20 anni sono stati particolarmente devoti al Satanismo e nel 2005 (a 28 anni suonati) mi sorprendo di come fosse "matura" la mia visione delle cose e di come non lasciai mai che l'esteriorita' e gli aspetti piu' facilmente e banalmente visibili mutassero il mio modo di pensare.
Il Satanismo e' quanto di piu' vicino alla Vita possa esistere e credo proprio che abbia dormito in me per 8 anni abbondanti ma non mi ha mai veramente abbandonato.

Alex

n.p. Nulla. Sono in un Internet Point.

Thursday, February 03, 2005

Dell'Arsenal e dei suoi destini.

Quest’anno il campionato lo vince il Chelsea. Lavoro a Fulham…quindi e’ come se lavorassi a Lazio e il campionato lo vincesse la Roma. Non me ne frega niente ma deve essere diverso se lo vince l’Arsenal. Forse no. O forse sí. La scritta JVC sulle maglie incuteva timore e ricordo ancora lo sponsor Candy su quelle del Liverpool. Maledetto Liverpool.
Roma è davvero troppo lontana nel tempo e nello spazio per amarla come mi piacerebbe e quindi in questo momento sono single senza madre né padre se non il Chelsea.
Un colore, una maglia, un odore da hamburger fritto a Stanford Bridge che fa schifo e mi fa rimpiangere il caffè Borghetti sulle gradinate di cemento dell’Olimpico mentre il calore assiepa lo stadio insieme ad altre migliaia di persone non festanti ma incazzate. Incazzate come me oggi o come non ho mai voluto essere. Due colori, una fede e mille bandiere tutte uguali che passano e se ne vanno mentre quel giorno su Via Nomentana c’era una festa e molti di voi erano a casa a guardare Domenica In. Io no. Io c’ero ed ero da solo. Ero in motorino e guardavo le auto, gli scooter e gli anni dello sconforto passarmi accanto come ricordi che ho sempre nascosto. Avevo vinto e non capivo cosa stesse succedendo. Arrivo a Piazzale Flaminio e lascio lo Scarabeo al suo destino mentre vengo spinto a Piazza del Popolo (pioppo, non popolo) dove la mia Roma oscurava il cielo e vinceva.
Tutto finito. Quest’anno lo scudetto lo vince il Chelsea e spero di non lavorare a Fulham quel giorno.

N.P. Nulla.