11 ragioni di piccola felicita'
Avrei voluto scrivere queste poche righe al mio rientro dallo stadio e di sicuro sarebbe stato meglio. Ma ero stanco, stremato dalle emozioni e dalla fatica dell’attesa di un evento che é troppo facile definire “storico” ma che merita questa definizione per l’unicitá che lo ha reso un accadimento ai limiti del sogno.
Troppo facile dividere un’esperienza in Bene e Male laddove il Male sono gli “altri”, quelli con gli striscioni beceri, quelli con personaggi dall’indubbia morale fascista a seconda da chi gli pone le domande, quelli grigi e immobili dopo mezz’ora e un goal.
Sarebbe troppo facile, dicevo, e quindi mi fermo a dire che il derby di Roma porta con sé sensazioni tremende sotto ogni punto di vista. Il dolore e la gioia sono lancinanti, rapportati alla Storia che una partita di 90 minuti si porta dietro con il suo pieno di sana retorica, di nostalgia, di ricordi, di speranze ed occasioni perse.
Il derby e’ derby perché quel contrasto cosí acceso di colori vuol dire odio e amore tutto insieme nello spazio ristretto di un rettangolo d’erba ma forse e’ retorico giá solo parlarne e quindi mi fermo ai ricordi.
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