Alla fin fine...
Credo che a volte non avere nulla da dire sia un pregio. Lo é certamente nel momento in cui si capisce che se si aprisse bocca (o si scrivesse) non solo il mondo non ne risentirebbe, ma il proprio ego ne verrebbe ferito piú o meno letalmente a causa del deprimente senso d'inutilitá scaturito.
Il sole splende ma c'era ghiaccio sulle auto stamattina. Pensavo all'imminente trasloco lavorativo dai nostri uffici di fronte all'aeroporto fin dentro l'aeroporto stesso.
Se a poco piú di 300 metri dalla pista mi distraggo ed ho imparato gran parte degli orari di partenza dei voli non-British Airways (in quanto questi ultimi hanno tutti la stessa fusoliera e non é possibile sapere dove vadano a finire), non riesco a pensare a cosa succederá lavorando esattamente al centro; fra le due piste di decollo principali.
Essere al secondo piano poi avrá sicuramente i suoi vantaggi visivi e mi auguro solennemente che nessun pilota sbagli nel cogliere la preziosa striscia d'asfalto.
Non mi sono mai chiesto se i cammelli piangano o meno ed uno splendido film-documentario ha fornito la risposta a questa mia non-domanda. Si tratta non solo di un lungometraggio che si prende i suoi tempi, senza musica esterna all'ambientazione, totalmente privo di artefici pittorici e ricchissimo di colori veri, ma l'ambientazione stessa vale da sola il piacere di guardarlo due volte. La Mongolia é una delle mie prossime destinazioni e diverrá realtá al massimo tra 1 anno a margine del fantastico viaggio sulla transiberiana che ho in programma. A volte mi chiedo se faró in tempo a vederla cosí come l'ho sempre sognata. Strani tempi.
Piccola nota a margine per un altro film-documentario che ha devastato la mia ultima settimana: Paradise Lost: The Child Murders at Robin Hood Hills. In poche (pochissime) parole é la storia vera di 3 ragazzi accusati di aver torturato, mutilato e ucciso 3 bambini di 8 anni in Arkansas.
A pochi giorni dalla tragedia la stampa e l'opinione pubblica si trovarono a pressare la polizia locale alla ricerca di un qualsiasi capro espiatorio e la scelta cadde sui piú indifesi, ai margini, diversi. La loro colpa era di essere poveri, di ascoltare metal e di vestirsi in modo "strano". La mia sorpresa nasce in parte dal fatto che l’accaduto risale ad un periodo (i primi anni ’90) in cui avevo gusti simili a quei ragazzi condannati ed ascoltavo la loro stessa musica condividendone in parte la curiositá per le religioni. Quello che piú colpisce lo spettatore medio é che per la prima volta le telecamere hanno avuto libero accesso ad ogni stanza in cui si svolgeva il processo, hanno potuto intervistare chiunque ed entrare come parte attiva nella vicenda svelando come, alla fine, non ci fosse uno straccio di prova che inchiodasse I 3 teenagers. Vale assolutamente la pena dare un'occhiata.
A proposito di America. Si parte il 28 Novembre per Pittsburgh e New York. Non mi voglio aspettare niente perché ci sarebbe di sicuro troppo da attendersi. Vediamo.
Alla fine qualcosa l’ho scritto.
2 Comments:
the weeping camel è un lungometraggio fantastico, la fotografia è eccezionale e la trama , sebbene sembri una favoletta ad un occhio superficiale, in realtà è densa di significati.
concordo con la tua analisi.
sti ca! parti per l'america la prossima settimana?? allora mi tengo il pacchetto fin quando torni o no? e, quando torni?
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