A sun that never sets.
Ieri ho lasciato la band che mi ha permesso di donare una dimensione di realtá ad un grande sogno che avevo. Da ieri i Grenades cercano (a malincuore per entrambe le parti) un nuovo cantante e non sará facile. Per loro come per me. Abbiamo condiviso larga parte del nostro tempo libero, abbiamo viaggiato (in Inghilterra e in Italia) fino a scoprire una gioia e non esserne mai sazi e volerne sempre di piu. Finito un ciclo. Non la faccio lunga né tantomeno patetica ma poco piu di un anno fa mi contattava Richard White. Un nome comune, quasi ignobilmente comune: eppure le sue parole mi convinsero e mi spinsero una domenica di Settembre a riempire il serbatoio della Punto per conoscere la citta dei Black Sabbath, delle ciminiere, della disoccupazione e degli immigrati giamaicani, degli irlandesi e dei piccoli delinquenti alla Charles Dickens. Scoprii una cittá vagamente rinata intorno ad un enorme centro commerciale (il Bullring), una stazione e rotonde che ne sembravano essere cresciute nottetempo nell’intervallo tra una giornata grigia e una di pioggia. Le cose andarono bene e nel corso dell’anno passato abbiamo suonato parecchio insieme. So per certo che li ritroveró sulla mia strada ed il caro vecchio Dan (l’italiano mancato piú inglese che ci sia – bontá sua) verrá di nuovo con me in Italia. Nel mio presente musicale c’é una band del tutto nuova. Un italiano, due spagnoli e un americano di Los Angeles non possono che combinare qualcosa di interessante pur se brutto. Diamo tempo al tempo e vediamo dove decideremo di andare. Oggi non sono propriamente allegro sebbene il sole continui a graziare la mia scrivania. Questa volta lo lascio fare: ho la certezza che l’inverno non tarderá a tornare.
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