Riportando tutto a casa.
La musica dei Van Pelt, le serate in macchina per tornare dalla sala prove a Morena su di una Via Anagnina fin troppo svuotata del suo movimento immobile circolatorio, ininterrotto e percio’ rassicurante, i semafori spenti e le cornetterie accese, le puttane, il silenzio, il battito delle dita sul volante e qualcuno che dorme di giá.
A volte mi domando quanta musica abbiamo conosciuto sull’asfalto oleoso e graffiato dal tempo di quella strada, quante impressioni ci siamo scambiati mentre le orecchie sembravano appena riprendersi dallo sbattere del rullante contro le bacchette, dall’onirica dimensione nella quale ci cacciavamo ogni volta che ci si chiudeva la porta (prima una, poi l’altra) alle spalle per qualche ora.
Forse si andava a suonare proprio per tornare e ricreare una sorta di faló mobile sul quale appesantire i ricordi lasciandoli chiusi nella scatola ideale di un mondo ancora non virtuale ma di sicuro esclusivamente nostro.
A quella strada (qualunque essa sia – potrei anche sbagliarne il nome) devo e dobbiamo: i Sophia, i Mogwai, i Don Caballeros, i Korn, i Deftones, i System Of A Down e Jeff Buckley, i Karate, i Dianogah, i Limp Bizkit ed almeno due CD dei Downset. Gli At The Drive In, i Massive Attack, i Life Of Agony e tutti gli altri che stroncammo dopo due battute.
Non ho nostalgia ed il mondo ha continuato a girare anche senza di noi su quella strada di notte. Eppure erano i momenti migliori e non c’era niente e nessuno che ci potesse insegnare la “critica musicale” perché la musica non apparteneva a nessuno e si prestava al gioco. Poi tutto finí come giusto e la strada resta ancora lí ferma al suo posto. Io non ho resistito.
N.P.: Van Pelt – Sultans Of Sentiment
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