Della rabbia, della violenza e delle cento cose che non voglio capire
C’è della violenza nella musica di Coltrane. Ci sono momenti in cui le sue sfuriate penetrano la rabbia e la modellano ad arte (in ogni senso proprio ed improprio della frase) costringendo anch’essa a rapportarsi al “bello” per diventare “capolavoro”, istinto non piú primitivo ma a forma ed immagine dell’uomo e della sua potenza.
Forse nessuno da queste parti è un genio e non ha mai neanche sognato di esserlo (si fa giá fatica ad amministrare il 20% della materia cerebrale gentilmente concessaci in leasing…) ma c’è un momento del favoloso concerto all’Olympia di Parigi nel ’60 che mi piace ascoltare e riascoltare. Non ricordo bene quando accade ma dovrebbe essere intorno agli 8 minuti dall’inizio della prima traccia del primo CD: Miles Davis ha appena terminato il suo assolo e, come faceva di solito al cospetto di cotanto sideman, esce in silenzio dal palco per lasciare John al cospetto del pubblico (o viceversa – questo non me lo so spiegare).
Coltrane prende in mano la band, la lascia sfogare per pochi secondi e parte con un assolo che ricalca piu o meno gli stilemi degli standard del tempo. Ad un certo punto inizia a tirare fuori quanto di meglio gli girava per la testa: note a metá, 3 note insieme, le sue famose “sheets of sound” e il Mondo giá inizia a girare in maniera diversa.
Partono i fischi, insulti, la gente che gli urla contro: ed è quanto di piú bello potessero regalargli perché vuol dire che sta andando per la sua strada, che quello che sta facendo non lo possono fare in molti e, comunque, non l’ha mai fatto nessuno prima. Il suo carattere remissivo gli permette di andare avanti non per molto – ma il dado è tratto e nessuno fermerá piú quel ragazzo ed il suo talento.
Oggi la Gran Bretagna ha vissuto, a suo modo, un giorno storico. Tutte (o quasi) le radio commerciali del Regno hanno trasmesso una sorta di Telethon (Radio-Aid, pardon) in cui conduttori vari ed eventuali, noti e non, facevano il loro bravo mestiere intervistando personalitá politiche (ho ascoltato l’intervento di Tony “nunjelafacciopiú” Blair in studio), musicali (un Phil Collins alla canna del gas in uno chalet svizzero) e roba che non puó dire molto a chi non vive da queste parti come Ricky Gervais, Jamie Cullum e cose cosí.
Ci sono mille contraddizioni e la prima domanda è questa: perché darsi tanto da fare per il sud-est asiatico quando nessuno se ne frega molto dello sfruttamento della Nigeria, della causa dell’Ulster, del Tibet, dei mille disastri che colpiscono parti recondite della stessa Asia ? Mi verrebbe da rispondere: perché è morta una vagonata di occidentali e quelli rimasti vivi ad Ovest sono disperati perché se non riaggiustano tutto al piú presto non sanno dove andare in vacanza. Non sono cosí malizioso e non lo dico. Non lo devo dire.
La caritá odiosa di chi ti chiede i soldi tra uno spot e l’altro, le frasi fatte (“we have to come together”, we need your help”, “let’s join our forces”) non le reggo per piú di due minuti, le signore intervistate per strada che ti dicono che hanno svuotato il loro conto in banca per donarlo a chissá chi e chissá dove, il Comune di Londra che ti rapina di £1,20 per una corsa in autobus e poi regala qualche migliaia di pounds, i bambini sbattuti in prima pagina mentre generazioni sono state sistematicamente stuprate dagli uomini in calzoncini caki e polpacci bianchi. Non è da me essere retorico ma la retorica oggi è tutto perché tutto è marketing e se non lo accetti sei fuori. A me il maremoto non ha scosso piú di tanto. L’ho detto.
N.P. John Coltrane - Blue Train
2 Comments:
Lascio da parte LA RABBIA DELLE 100 ragioni che perdono senso in spazi troppo lontani e mi ascolto Sonny Rollins che è più solare, mentre cucino 'bucatini all'amatriciana'.
In questo momento Coltrane è una spina nel cuore, è l'ascolto di "Alabama" mentre i motivi che lo hanno spinto a scriverla, mi passano davanti, duri e solenni, come le mani potenti di McCoy che toccano l'ebano e l'avorio, scandendo i battiti di una tragedia, quella in Alabama, mentre John fraseggia con il tenore. Ora preferisco Sonny Rollins perchè è allegro e perchè "non mi ha mai fatto abbandonare da nessuno".
Sonny distacca le note e le purifica e mentre ascolto 'Just in time' e 'Funky hotel blues ' vedo chiaramente la sua bocca, il metallo del bocchino color argento scuro e l'aria che dal diaframma entra con passione nelle ance e poi va giù lungo le chiavi che scandiscono con eleganza ogni nota e mi sembra di sentirne il rumore quando si chiudono e si aprono.
Tutto è meraviglioso, fisico, perfetto, pulito.
Coltrane è più veloce, confuso, cambia accordi rapidamente, non si ripete mai, è un continuo improvvisare, è l'uomo stesso che diventa strumento, per esprimere la sua poesia malinconica................
...... e questa sera mi vado a sentire I ratti della sabina, perchè ...'signori spettatori, lo spettacolo è finito, vi saluto con l'inchino, sempre in bilico sull'orlo del destino... ed un sorriso avrò per tutti voi che vediate nel funambolo un buffone o un artista....e perchè ringrazio chi ha disegnato questa vita mia, perchè mi ha fatto battere nel petto, il cuore di un equilibrista.
Melax
Lascio da parte LA RABBIA DELLE 100 ragioni che perdono senso in spazi troppo lontani e mi ascolto Sonny Rollins che è più solare, mentre cucino 'bucatini all'amatriciana'.
In questo momento Coltrane è una spina nel cuore, è l'ascolto di "Alabama" mentre i motivi che lo hanno spinto a scriverla, mi passano davanti, duri e solenni, come le mani potenti di McCoy che toccano l'ebano e l'avorio, scandendo i battiti di una tragedia, quella in Alabama, mentre John fraseggia con il tenore. Ora preferisco Sonny Rollins perchè è allegro e perchè "non mi ha mai fatto abbandonare da nessuno".
Sonny distacca le note e le purifica e mentre ascolto 'Just in time' e 'Funky hotel blues ' vedo chiaramente la sua bocca, il metallo del bocchino color argento scuro e l'aria che dal diaframma entra con passione nelle ance e poi va giù lungo le chiavi che scandiscono con eleganza ogni nota e mi sembra di sentirne il rumore quando si chiudono e si aprono.
Tutto è meraviglioso, fisico, perfetto, pulito.
Coltrane è più veloce, confuso, cambia accordi rapidamente, non si ripete mai, è un continuo improvvisare, è l'uomo stesso che diventa strumento, per esprimere la sua poesia malinconica................
...... e questa sera mi vado a sentire I ratti della sabina, perchè ...'signori spettatori, lo spettacolo è finito, vi saluto con l'inchino, sempre in bilico sull'orlo del destino... ed un sorriso avrò per tutti voi che vediate nel funambolo un buffone o un artista....e perchè ringrazio chi ha disegnato questa vita mia, perchè mi ha fatto battere nel petto, il cuore di un equilibrista.
Melax
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