Anyway the wind blows...

Un compendio sul Nulla, dal Nulla per molti. A compendium about Nothing, from Nothing, for many.

Sunday, November 27, 2005

Oceano, America, Oceano.

London - Chicago - Pittsburgh - New York - London.

Thursday, November 24, 2005

Almost there

Siamo alla fine del giorno; la sua luce si é ormai spenta ed un suo residuo proviene dalle mille lampade nell’edificio a vetri di fronte alla mia finestra. Gli aerei, come e’ ovvio che sia, continuano a rombarmi di fianco e ne avverto solo la potenza senza il rumore. Non piove piú e mi sono ripromesso di prendere almeno un Aulin per guarire da questo status avvilente di febbre che mi latita attorno senza mai manifestarsi. Gli occhi fanno male ed ho mezzo milione di cose da fare prima di partire.
Chissá come sará la mia America domenica e chissá come saró io in quella settimana di meeting e vacanze. Non mi va di pensarci – siamo agli sgoccioli. Tra poco il tripudio di luci virtuali lascerá il passo a quelle reali della sera tra cui faró scivolare la mia auto cosí: senza pretese.
Voglio vedere l’effetto che mi fa.

Thursday, November 17, 2005

Estate 1989

Il dolore manifesto
ha intriso la stoffa
posatasi sui nervi,
mentre il tempo sprecato
e' sintesi viva di cose inutili
e noia e caldo e finestre chiuse.

Il latrare affannato
stringe il sonno tra le dita dell'orologio alla parete
sul bianco grezzo su cui sfioriscono sorrisi
e volti scuriti dagli anni spesi lì, nel vuoto,
dove il silenzio e' la musica delle ore lente
ed il ritmo lo batte sempre il tuo respiro.

Monday, November 14, 2005

Soulfly - Dark ages

E anche oggi abbiamo detto la nostra su un dischetto senza infamia e senza lode. Uno di quelli che metti su e godicchi mentre il traffico ti passa davanti e la mente se ne va perennemente oltre il semaforo rosso. Torni a casa, spegni la macchina e pensi: "E di questo che ne faccio ? Lo lascio dentro lo stereo o lo porto dentro ?" Immancabile appendice del salotto alla voce "promo". La recensione l'abbiamo messa qui.

Alla fin fine...

Credo che a volte non avere nulla da dire sia un pregio. Lo é certamente nel momento in cui si capisce che se si aprisse bocca (o si scrivesse) non solo il mondo non ne risentirebbe, ma il proprio ego ne verrebbe ferito piú o meno letalmente a causa del deprimente senso d'inutilitá scaturito.
Il sole splende ma c'era ghiaccio sulle auto stamattina. Pensavo all'imminente trasloco lavorativo dai nostri uffici di fronte all'aeroporto fin dentro l'aeroporto stesso.
Se a poco piú di 300 metri dalla pista mi distraggo ed ho imparato gran parte degli orari di partenza dei voli non-British Airways (in quanto questi ultimi hanno tutti la stessa fusoliera e non é possibile sapere dove vadano a finire), non riesco a pensare a cosa succederá lavorando esattamente al centro; fra le due piste di decollo principali.
Essere al secondo piano poi avrá sicuramente i suoi vantaggi visivi e mi auguro solennemente che nessun pilota sbagli nel cogliere la preziosa striscia d'asfalto.

Non mi sono mai chiesto se i cammelli piangano o meno ed uno splendido film-documentario ha fornito la risposta a questa mia non-domanda. Si tratta non solo di un lungometraggio che si prende i suoi tempi, senza musica esterna all'ambientazione, totalmente privo di artefici pittorici e ricchissimo di colori veri, ma l'ambientazione stessa vale da sola il piacere di guardarlo due volte. La Mongolia é una delle mie prossime destinazioni e diverrá realtá al massimo tra 1 anno a margine del fantastico viaggio sulla transiberiana che ho in programma. A volte mi chiedo se faró in tempo a vederla cosí come l'ho sempre sognata. Strani tempi.

Piccola nota a margine per un altro film-documentario che ha devastato la mia ultima settimana: Paradise Lost: The Child Murders at Robin Hood Hills. In poche (pochissime) parole é la storia vera di 3 ragazzi accusati di aver torturato, mutilato e ucciso 3 bambini di 8 anni in Arkansas.
A pochi giorni dalla tragedia la stampa e l'opinione pubblica si trovarono a pressare la polizia locale alla ricerca di un qualsiasi capro espiatorio e la scelta cadde sui piú indifesi, ai margini, diversi. La loro colpa era di essere poveri, di ascoltare metal e di vestirsi in modo "strano". La mia sorpresa nasce in parte dal fatto che l’accaduto risale ad un periodo (i primi anni ’90) in cui avevo gusti simili a quei ragazzi condannati ed ascoltavo la loro stessa musica condividendone in parte la curiositá per le religioni. Quello che piú colpisce lo spettatore medio é che per la prima volta le telecamere hanno avuto libero accesso ad ogni stanza in cui si svolgeva il processo, hanno potuto intervistare chiunque ed entrare come parte attiva nella vicenda svelando come, alla fine, non ci fosse uno straccio di prova che inchiodasse I 3 teenagers. Vale assolutamente la pena dare un'occhiata.

A proposito di America. Si parte il 28 Novembre per Pittsburgh e New York. Non mi voglio aspettare niente perché ci sarebbe di sicuro troppo da attendersi. Vediamo.
Alla fine qualcosa l’ho scritto.

Wednesday, November 02, 2005

Deadbeat - New world observer


Il calore dei Deadbeat si pronuncia col silenzio. Forse non ha tutti i torti il tizio che ha scritto questa cosa. Una recensione onesta che non fa una piega. Se dovessi scriverla di nuovo direi che l'elettronica e’ alla vigilia di una nuova era. O forse la scriverei di nuovo para para come la potete leggere su MusicbOOm. Para para.