Anyway the wind blows...

Un compendio sul Nulla, dal Nulla per molti. A compendium about Nothing, from Nothing, for many.

Tuesday, August 30, 2005

Ancora una volta Notting Hill

Ha due occhi grandi, blu, profondi. Mi guarda mentre parla con un amico comune e tenta di non sorridermi frenando le labbra sull’orlo di un dolcissimo precipizio. Eppure continua a fissarmi, si sfiora i capelli mentre le sue gambe nude cercano la posizione che non trovano, che non vogliono trovare.
Sono seduto sul davanzale della finestra, guardo la gente sfilare tra i fumi degli arrosti, del mais, del cibo indiano e giamaicano insieme. Notting Hill brulica di luci insieme a quella di un sole testardo e immenso che spinge i sapori verso la fine dell’estate e regala nuvole piccole e lontane – quasi limitate nella loro stessa sostanza.

Lo sguardo é ora una domanda. Mi volto e la ritrovo di fronte a me in un misto di paura e timidezza.
- - What are you looking at ?
- - Well, nothing and everything. Are you enjoying the party ?

Non capisce – cambio la frase in qualcosa di piú semplice e mi ride ad un palmo dal naso col bicchiere di vino che sembra riflettere tutto il colore del cielo in pochi centimetri.
Ricambio la sua audacia con la banalitá dei miei 29 anni.
- What’s your name ?
- Helena
- Well, that’s a great name, indeed

Gli angoli della sua bocca devono avere qualcosa di magico se non riesco a trovare delle parole che facciano all’occasione, se per un attimo la musica che proviene dalla strada sembra essersi spinta lontano verso l’inverno.
Non parla quasi per niente l’inglese e l’occasione di sfoggiare il mio slovacco non riesco a coglierla per qualche motivo che mi sfugge. Finisce tutto in un attimo e io torno alle immagini che da sole

Monday, August 29, 2005

Sabbia e notte

Creare un cielo
dal profumo dell'inferno,
soffocarne la discesa e
tesserne i pensieri,
rincorrerne il vento
dal cuore del vortice,
cantarne il lamento
dal fuoco del respiro
alle gelide lacrime

Morire per poco.
Senza il prezzo del dolore
Mentre il cielo si spezza,
l'orizzonte discende
pensando alle trame del vento
che vortica nel cuore.
Respirare il fuoco
che gela le tue lacrime
lontano dalle tue mani
e' morire per sempre.

Thursday, August 25, 2005

A nice and tender habit...

- Would you please avoid pestering me all day long ?
- What ??
- I mean, you're trying to get on my nerves as fast as leaves die on a dry day of August like this one.
- It's not my fault. I mean: what if you hadn't me and you had to watch leaves die all day without a cause ?
- I'd be extremely happy to do that.
- So why do you still bother ?
- I don't know. I wish I knew.
- That's not what I call love...
- That's how I'd define a "habit". I know that leaves die at the first pale rays of autumn's sun.
- My autumn would never have a sun without you.
- That's sweet.
- That's life. I can't help it, so maybe I love you.


- But would leaves die without autumns ?
- Maybe not.
- So why don't you piss off ?
- Right, here we go again. That's your idea of love.
- No, love is me and you together on this bench...
- ...watching leaves die.
- I think I still love you, then.
- I thought you did without even wondering...
- That's a "habit", that's not love.
- I understand. I love you then.
- I love you too, for sure.

Tuesday, August 23, 2005

A sun that never sets.

Ieri ho lasciato la band che mi ha permesso di donare una dimensione di realtá ad un grande sogno che avevo. Da ieri i Grenades cercano (a malincuore per entrambe le parti) un nuovo cantante e non sará facile. Per loro come per me. Abbiamo condiviso larga parte del nostro tempo libero, abbiamo viaggiato (in Inghilterra e in Italia) fino a scoprire una gioia e non esserne mai sazi e volerne sempre di piu. Finito un ciclo. Non la faccio lunga né tantomeno patetica ma poco piu di un anno fa mi contattava Richard White. Un nome comune, quasi ignobilmente comune: eppure le sue parole mi convinsero e mi spinsero una domenica di Settembre a riempire il serbatoio della Punto per conoscere la citta dei Black Sabbath, delle ciminiere, della disoccupazione e degli immigrati giamaicani, degli irlandesi e dei piccoli delinquenti alla Charles Dickens. Scoprii una cittá vagamente rinata intorno ad un enorme centro commerciale (il Bullring), una stazione e rotonde che ne sembravano essere cresciute nottetempo nell’intervallo tra una giornata grigia e una di pioggia. Le cose andarono bene e nel corso dell’anno passato abbiamo suonato parecchio insieme. So per certo che li ritroveró sulla mia strada ed il caro vecchio Dan (l’italiano mancato piú inglese che ci sia – bontá sua) verrá di nuovo con me in Italia. Nel mio presente musicale c’é una band del tutto nuova. Un italiano, due spagnoli e un americano di Los Angeles non possono che combinare qualcosa di interessante pur se brutto. Diamo tempo al tempo e vediamo dove decideremo di andare. Oggi non sono propriamente allegro sebbene il sole continui a graziare la mia scrivania. Questa volta lo lascio fare: ho la certezza che l’inverno non tarderá a tornare.

Sangre de mis manos.

Non lo sapevo neanche io ma il mio ultimo articoletto (dai, di questo alla fin fine si parla) é stato tradotto in inglese. La traduzione non l’ho ancora letta ma spero che non abbiano aggiunto niente come giá successo. Vediamo che lavoro hanno fatto. Ah, dimenticavo: il testo integrale in inglese é qui !

Friday, August 19, 2005

Considerationis

Mettiamo in chiaro un pó di cose.

Dice: "La palla é rotonda".
Imbecille: é sferica. Quello che dici tu é un freesbee.

Oppure: "Nella vita c'é una sola cosa sicura: la morte".
Imbarazzante: se sei vivo l'unica cosa sicura é la vita. La morte non é mai sicura (almeno non nel mio caso, tié !)

Incredibile come i luoghi comuni siano i concetti piú stupidi mai inventati. Sono un concetto su cui addormentarsi ignorando il fatto che la realtá il piú delle volte é diversa. Saltando da qui a lá mi viene da pensare al fatto che da un pó di tempo sono diventato "cospirazionista". Per chi ne vuole sapere di piú (perché ora non mi va di approfondire) c'é un ottimo sito su cui trovare, ad esempio, la spiegazione di come le Twin Towers siano cadute da sole e non grazie alle prodezze balistiche di un paio di ragazzi con mezzo brevetto per pilotare un Cessna.
Cessna : Boeing = Gommone : Transatlantico
Mi piace essere un cospirazionista e da qualche tempo mi sono rincuorato scoprendo su internet un manipolo di qualche milione di persone su questa Terra che la pensano come me. Ma questo é un discorso che meriterebbe piú tempo ed attenzione e al quale dedicheró almeno un paio di post in futuro.

Per ora mi godo un Friday nel mio ufficio con i jeans che mi stinkano (ok: "puzzano") di fumo sebbene io non fumi. Peró le centinaia di persone ieri sera al Redback puzzavano (o "stinkanvano") di nicotina e catrame in maniera preoccupante.
I cosiddetti "casual Fridays" nello UK mi hanno sempre affascinato. In fin dei conti si viene in camicia e cravatta (la giacca da queste parti d'estate é proibita) per soli 4 giorni a settimana mentre il venerdí ci si adagia nei propri jeans e maglietta per festeggiare il momento piú sacro nella vita di un anglofono: il weekend.
In Italia la storia é diversa: si chiamano "fine settimana" e sono il mediocre intervallo tra una settimana e l'altra. Qui le cose stanno diversamente.
Ma non mi va di parlare neanche di questo. 1 post in futuro se lo aggiudica il "Weekend".

Hristo che schifo di post che mi é venuto oggi (proprio qui, sul braccio)! Chiedo scusa a me stesso. Non lo faró piú.

Avanti un altro.

Thursday, August 18, 2005

La geniale ingenuità dell'intelligenza cretina

Come tutti quelli che non lo sanno e moltiplicano la lentezza dello "stato delle cose" con i loro ricami, le loro motivazioni, i loro assiomi grigi e cavillosi, così alcuni generano un traffico discreto di Nulla e poco meno.
Mi riferisco agli ingegneri, al loro viso corrucciato per il crimine di una vite dalla lunghezza sbagliata, per la "tempistica" infima con cui si ritrovano continuamente a dover giocare con la sensuale speranza di farsi male.
Giorni fa mi trovavo in visita nell'immenso (e storico - ma non dico di più) cantiere per cui, indirettamente, lavoro e sviluppo metri di ore e facevo la stessa domanda ad ognuno di loro: "Un ingegnere è un pò un genio cretino e naif ?".
I loro occhi volavano lenti giù dalle impalcature dinanzi a noi, planavano sul selciato e risalivano a cercare i miei che li interrogavano mentre masticavo un qualcosa alla menta o giù di lì.

"Forse hai ragione"
"Lo so"
"Non ci avevo mai pensato"
"Ci credo"
"Ora che mi ci fai pensare mi sento cretino"
"No, non dire così: non è colpa tua"
"Hai ragione"
"Scusa l'interruzione: che dicevi di quel tratto di cemento ?"

E loro riprendevano a cantare e a ballare sulle loro parole, sugli aggettivi spesi per restare in equilibrio tra la gioia artistica di una colata di terra dritta e piana ed il lavoro ragionato degli operai chini sul selciato. Gli ingegneri non si sentono mai ridicoli, mai miserabili, non hanno un'anima che li guarda dall'alto e li giudica.
Io, al contrario, mi sento sempre positivamente fuori luogo e faccio fatica a non sorridere quando parlo di "rischi ed opportunità", "dashboards" e milioni di sterline. Sorrido perchè mi osservo e mi chiedo il "perchè" di tante cose inutili di cui non m'interessa il destino ma che mi infuocano per qualche minuto.
Ho il gene caldo della passione per i sensi; quel cemento mi guardava e io gli sorridevo. Avrei voluto che la mia vita scoppiasse di etica e me la ritrovo lontana da casa a fare i conti (quelli veri) col senso (non-senso e non-sensuale) logico delle cose e forse amo pure questo.
È questione di punti di vista - ed il mio ogni tanto mi guarda da un metro più su cercando di farmi sorridere proprio come se non bastasse la ridicola china della vita nell'intento.
Gli occhi degli ingegneri li catturi per qualche secondo - altri forse mai ed oltre.

Sunday, August 14, 2005

Peacereporter

Sebbene con un titolo che rinnego ed una frase sugli ebrei che non é mia…é online il mio primo articolo per Peacereporter.
E la cosa piú bella di tutto ció é che é solo ad un click da te.
Vai qui…

Monday, August 08, 2005

Tra le siepi

Non capisco come tu possa fremere
Se dai tratti distanti del tuo profilo
Scendono pensieri bagnati dal pianto
come se gli attimi non avessero che musica
e la tua vita non fosse che silenzio e rassegnazione.

Tra le mani il vento che non scorre,
la neve che si apre al pensiero di un calore lontano,
la minaccia di un temporale che brucia i miei pensieri
al cospetto di un buio che ha il tuo odore di sale ed erba.

Il passato ha schegge di vita tra sapori che non riconosco,
gente muta che mi parla di tutto quello che ho perso.
Tra le siepi non c'e' piú la croce dei nostri respiri,
non ritrovo la luce opaca di fiori recisi dal tempo.

Ricorda gli anni, il rumore delle parole ora tra le dita del tempo.
Scivola nel suo letto tra acque comuni
ed il suo profumo si nasconde dietro i tuoi occhi chiusi
per non svanire ma morire lí dove, negli anni, aveva per primo visto la luce.